Nell'estate del 2021, con il ritorno al potere dei talebani, l'Afghanistan è piombato in una crisi drammatica che ha costretto migliaia di persone a fuggire dal Paese. Tra loro, tre calciatrici afghane – Susan, Maryam e Fatima – insieme al loro allenatore, tutti appartenenti alla squadra femminile del Bastan FC di Herat, che è stata un simbolo di emancipazione e resistenza per le donne negli anni precedenti.
Dopo un viaggio pericoloso e carico di incertezze, le calciatrici sono arrivate a Firenze con un gruppo di rifugiati. Qui, grazie a un progetto di accoglienza promosso dalla FIGC in collaborazione con il Comune di Firenze e diverse associazioni, hanno iniziato una nuova vita.
Il calcio, da sempre una passione e uno strumento di emancipazione, è diventato anche il mezzo attraverso cui si sono integrate nella comunità locale. Non solo uno sport, ma un simbolo di riscatto e rinascita che ha permesso loro di coltivare nuove speranze e di costruire un futuro.
Ospitate presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano, le calciatrici hanno ripreso gli allenamenti con il supporto di allenatori e tutor, trovando in questo ambiente un rifugio sicuro e un'opportunità di crescita. Durante un raduno, hanno avuto l'occasione di incontrare la Nazionale femminile italiana, un momento carico di significato che è andato oltre il semplice aspetto sportivo.
Nel corso dei mesi successivi, le ragazze hanno continuato a giocare, e nella primavera del 2022 sono tornate ufficialmente in campo, indossando la maglia del Centro Storico Lebowski, una squadra dilettantistica particolarmente amata dai tifosi fiorentini. Questo ritorno è stato il coronamento di un percorso che ha visto il calcio come filo conduttore della loro rinascita.
Ma il progetto non si è limitato solo all'aspetto sportivo. Le calciatrici hanno seguito corsi di lingua e cultura italiana, attività di empowerment personale e ricevuto strumenti essenziali come computer, biciclette e abbigliamento sportivo. Attraverso questi interventi, hanno trovato nel calcio una via di riscatto e integrazione, un sogno che Fatima, con voce piena di emozione, continua a raccontare.
Questa storia dimostra come lo sport possa essere un veicolo potente di inclusione, permettendo a chi fugge da situazioni disperate di ricostruire un futuro.
Un pallone che, per queste ragazze, non ha solo significato una partita, ma una seconda possibilità.