Quando si dice che il calcio è inclusivo non si parla solo del rettangolo verde, ma si parla anche di passione da vivere sugli spalti. La partita Italia-Francia di UEFA Nations League del 17 novembre ha trasformato San Siro, la Scala del calcio, in un luogo davvero inclusivo grazie alle iniziative della FIGC.

In particolare, grazie all’allestimento di una Quiet Room dedicata, una decina di atleti della Varesina Calcio hanno potuto vivere l’emozione dello stadio in serenità e sicurezza.

Che cos’è una Quiet Room?

La Quiet Room è uno spazio appositamente concepito per garantire un ambiente protetto e inclusivo a coloro che necessitano di una pausa dai contesti particolarmente affollati e rumorosi, come gli stadi durante le gare. Essa risulta particolarmente vantaggiosa per le persone che possono incontrare difficoltà nel gestire il frastuono e l’intensità di una partita. All’interno di questa stanza, è possibile seguire l’evento sportivo in un contesto alternativo, ad esempio guardandolo in tv, oppure usufruendo di un momento di tranquillità per ristabilire calma ed equilibrio. Questo consente ai tifosi di rientrare sugli spalti in condizioni di maggiore serenità. L’iniziativa rappresenta non solo un'importante misura a favore dell’accessibilità, ma evidenzia anche l’impegno nel creare spazi inclusivi e rispettosi delle diverse esigenze, contribuendo così a rendere il calcio uno sport realmente universale.

 

Un’esperienza indimenticabile per i ragazzi della Varesina Calcio

La Quiet Room allestita a Milano si inserisce nel più ampio progetto del Settore Giovanile e Scolastico di Calcio Integrato, che ha l’obiettivo di favorire l’inclusione di bambini e ragazzi con disabilità nei club giovanili promuovendo un’esperienza sportiva condivisa e integrata con i loro compagni di squadra. In occasione della partita Italia-Francia, i ragazzi del club giovanile della Varesina hanno potuto condividere lo stesso momento, come fanno abitualmente in campo con i compagni, anche sulle tribune. Grazie a questa iniziativa, anche quei giovani tifosi che in passato sarebbero rimasti esclusi a causa della loro vulnerabilità, hanno potuto vivere l’emozione della partita, rafforzando il senso di appartenenza e inclusione. Un’esperienza che dimostra come anche i grandi eventi possano accogliere chiunque, abbattendo barriere non solo fisiche, ma anche sociali.